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lunedì 2 luglio 2018

CAYNE - Beyond the scars 2018



Forse non capita sempre così, forse ci sono solo alcune bands che ti fanno fare questo giro di emozioni tali da salire al piano superiore, forse i Cayne hanno una marcia in più, un legame particolare con la musica la quale permette loro di ammaliare il mio ascolto più di tanti altri dischi, forse, oppure sono io che trovo le corde giuste da farmi toccare e allora la magia ha inizio. I Cayne sono e sempre avranno il collegamento con Claudio Leo, chitarrista della primissima incarnazione dei Lacuna Coil, prematuramente scomparso ma sempre e sempre di più presente nelle musiche dei Cayne, band che fondò e forgiò con  la sue uniche capacità musicali. Questo BEYOND THE SCARS arriva nel 2018 dopo diversi cambi di formazione, a distanza di qualche anno dal suo predecessore del quale mantiene intatto la magia,  il marchio di Caino è presente, costante, pronto a ri-sorprendere piacevolmente il mio ascolto. Tutti i primi ascolti di un disco tanto atteso nel tempo portano alla luce le solite questioni: cosa ha di più? cosa di meno? dove è meglio equilibrato? più introspettivo? più o meno metal? Ok, allora, lasciamo che gli ascolti scorrano nello stereo dell'auto andando al lavoro, in quello di casa a tutto volume per la gioia dei vicini, nelle cuffie mentre disegni. Mi porto Beyond The Scars ovunque le mie emozioni vadano e lascio che le magiche note create e arrangiate da questo quintetto prendano parte alle mie giornate. Ascolto il suggerimento di Giordano, cantante della band, il quale mi chiede di fargli sapere cosa ne penso dopo qualche giorno di ascolti ripetuti. Ti rispondo qui che mi emozionano molto questo insieme di canzoni, non ti nascondo che questa volta sei andato ancora più in profondità con i testi e l'interpretazione di essi. Saranno gli anni che passano, le esperienze di vita, sarà la vita travagliata di questo lavoro voluto e sparato con tanta devozione e professionalità da artisti che si migliorano ancora. NO ANSWERS FROM THE SKY inizia come una marcia funeraria, malinconica e arpeggiata, giusto intro anche in sede live ( non vedo l'ora di vedervi on stage) per traghettare l'ascoltatore nel mondo Cayne, poi esplode moderna, dinamica e capisco subito quanto Diego abbia lavorato sulle parti di chitarra, questa volta tutte a carico suo, studiate per colpire ma con tanta cura per abbinarsi alle immense melodie vocali dei ritornelli, fatte per fraseggiare e duellare con lo spettacolare violino elettrico di Giovanni, marchio di fabbrica unico e inimitabile nel panorama rock e metal. Infallibili gli assoli divisi tra chitarra e violino. Qual altra band può permetterselo e non risultare 'pomposa'? TORN APART spacca ossa e non fa prigionieri, è un brano heavy con un interessante lavoro in underground delle tastiere di Giovanni, ascoltare in profondità per credere .Gli anni 70 possono diventare feroci ed incontrare il metal di questi anni? Si, con i Cayne qui ci si riesce anche bene. Fatevi sto viaggio và.  BLESSED BY THE NIGHT risuona come un fiume in piena che con la sua scorrevolezza passa veloce e fa letteralmente ballare. Ti ritrovi a cantare il ritornello a squarciagola e sbatacchiare la testa a ritmo. OH YEAH! Questo è un bel pezzo rock metal dinamico che viaggia a bomba!!! Poi inizia ONE MORE CHANCE che per me diventa da subito uno dei miei brani preferiti, guidata dal basso tosto del mitico Andrea è una song d'amore malinconica, mi piace la ritmica, il testo e le emozioni che và a risvegliare. E' perfetta. Nel frattempo, se uno al decimo ascolto dell'album non si fosse accorto che alla batteria siede un mostro allora avrebbe seri problemi di udito. Giovanni Tani Jr. l'ho conosciuto in sede live con la band circa cinque anni fa, fortunatamente ora vi è entrato in pianta stabile. Dico fortunatamente perché ha un motore eccezionale, una tecnica ed una precisione veramente sopra molti batteristi del genere e non solo. CELEBRATION OF THE WICKED anche se non trovo giusto fare paragoni musicali, a me ha ricordato molto gli HIM che si fanno di metanfetamina gli strumenti e sparano una song gotica-solare. Sarò strano ma a me certi accostamenti giungono alla mente limpidi e con ciò rimarchio  il fatto che NON è semplice dare dinamicità a certe idee, a certe sonorità, ma qui i cinque ci riescono. THE ASYLUM OF BROKEN HOPE inizia con un arpeggio rock, con un violino di campagna. Giordano si presta a narrare una storia molto profonda, la band non si fa pregare e gli regala il terreno giusto per coricarvi le parole toccanti (every corner of my soul is full of evil dust and bones) e Diego forgia uno degli assoli di chitarra più toccanti. Grande song ragazzi, cresce ascolto dopo ascolto rivelando angoli oscuri ad ogni nuovo passaggio. Vorrei ribadire il fatto che Diego Minach si è preso carico della registrazione, produzione e mixaggio dell'intero lavoro riuscendo egregiamente e forse superandosi. Complimenti sinceri.  A NEW DAY IN THE SUN parte più veloce per arricchirsi nota dopo nota di chiari/scuri delicati e accelerazioni dure. BAD BLOOD sulla linea della precedente Blessed  by the night è una song dinamica e danzereccia tutta in levare, intesa come canzone che ti fa muovere testa e capoccia per 4 minuti come un Presley da auto. La struttura è quella di un successo da discoteca anni '70, quelli memorabili ma con la mentalità gotica metal di questi anni. In pratica fare canzoni stupende e 'maledettamente' orecchiabili vestendole dello spirito rock. Magnifico, troppo figo. SLAVE è l'unica, ma proprio l'unica song che ancora non mi ha conquistato abbastanza da volerla riascoltarla 20 volte di seguito. Gusto personale, solo che le altre viaggiano tutte in quinta e qui siamo solo in quarta. FREE AT LAST la band l'aveva presentata in sede live già parecchi anni fà ma avevo dimenticato che quel riff massiccio era già dentro di me, solo dopo qualche ascolto è riaffiorato il ricordo del bellissimo ritornello (set me free, can you hear me?). Canzone massiccia, diretta. MY TRUE NATURE si presenta come un'altra perla rara, ha quell'appeal al suo interno che me la fà rimanere attaccata come colla alle dita, Diego inserisce dei break heavy al suo interno dando scosse elettriche ad una canzone 'nuovamente' malinconica scritta da Andrea che la sorregge con il suo basso schiaccia sassi. Quando arrivo a THE CROSSROAD dico: ma non sarà mica già finito l'album?? Mi succede solamente quando ho ascoltato qualcosa di speciale, quando un disco mi ha emozionato, colpito, sollevato, rapito per tutto il tempo. In ultimo due piccole riflessioni su questo lavoro musicale. Primo: abbiamo a che fare con musicisti preparati professionalmente ad un livello elevato, come già si sapeva, solo che avendo un amore reale e acceso per la musica si migliorano come il vino, con il tempo. Secondo: attendere un disco di una band italiana, nel mio caso personale la migliore band nostrana, è un piacere e un orgoglio. Perché ciò continui ad avvenire supportiamo le bands che amiamo, acquistiamo la loro arte, andiamo a vederli on stage in modo che tale magia possa continuare negli anni a venire e soprattutto facciamo conoscere questa stupenda realtà a tutti coloro che amano la musica! Non ne resteranno delusi anzi si arricchiranno, specialmente le nuove generazioni! 
Un'ultima riflessione molto personale, One more chance ha toccato profondamente i miei gusti musicali, curiosando tra le righe del booklet sono rimasto piacevolmente sorpreso che sia una song composta dal mai dimenticato Claudio Leo (stay metal bro). UH YEAH!!!!!!

DIEGO ALESSANDRO MINACH - guitars
ANDREA BACCHIO - bass
GIORDANO ADORNATO - vocals
GIOVANNI LANFRANCHI - violins, keyboards
GIOVANNI TANI JR - drums

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