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venerdì 1 novembre 2013

KORN - The Paradigm Shift 2013




come ti aspetti che inizi un disco dei Korn dove è appena tornato dopo tanto, troppo silenzio il chitarrista fondatore Brian Head Welch? Beh io me lo aspettavo così, che spaccasse, come fa Prey for me .... il riffing importante, quello che li ha elevati da band qualunque a band che ha creato un genere innovativo negli anni '90 è ben presente in questa prima traccia d'apertura...quindi da qui in avanti si respira meglio, i Korn mi sono mancati, molto, troppo...J Davis era incompleto, il basso di Fieldy fine a se stesso, Munky zoppo e senza ispirazione...Prey for me è rocciosa, un cazzotoo in pieno volto, dall'incedere rapido, senza fronzoli, un bel riffing tosto, un chorus che si incolla in testa, arrangiamenti da band di alto livello. da quanto non sentivo un break come quello finale di questa song! Diverrà un classico. E da qui in avanti diverrò noioso, lo so già, ma io l'ho sempre detto, l'ho sempre sostenuto, a me i Korn del dopo Head hanno sempre fatto cagare, vuoti, spaesati nella loro ricerca di qualcosa che non gli appartiene, hanno prodotto degli orrori musicali. Brian è tornato e si sente, Love & Meth segna il bersaglio in pieno, è una song Korn stupenda, con innesti odierni, voglio dire, non è che si sono rimessia suonare Blind o Freak on a Leash, non stanno scopiazzando nessuno, neppure se stessi, hanno semplicemente rimesso il motore al posto giusto. Il brano in oggetto ha un chorus che ti si appiccica dentro, gira, lo canti, lo ricanti alla paranoia, è melodico, è 7 corde Korn! Tutti i membri della band viaggiano sullo stesso livello, si sente che c'è stata cooperazione in fase di creazione, il cantato di Davis è amalgamato, vive sui riff di chitarra, la batteria un innesto nella colonna vertebrale di What we do altro brano veloce, al quale faccio solo un appunto negativo, il refrain è ottimo ma supportato da un passaggio di tastiera scontatissimo in sottofondo che manco un videogioco anni 80...peccato perché un piccolo dettaglio così fa perdere rabbia in una song altrimenti chitarristicamente molto aggressiva...
Si è dibattuto molto in questi anni sulla stramba passione di Davis e soci per l'elettronica, ebbene, su The Paradigm Shift possiamo ascoltare parecchie traccie create probabilmente senza gran parte del contributo creativo marchiato Head, riarrangiate poi al momento di completare un album intero sotto il nome Korn, un brano come Spike in my veins ad esempio è chiaro prodotto pre Head, non me lo possono nascondere, poi che ci abbia messo qualche elemento ci stà, ma la struttura sfugge le regole tradizionali della composizione vincente, ne viene fuori quindi un buon brano, che mi fa però scattare spesso il ditino sul tasto skip poco dopo la metà del brano, peccato...poi ti arriva fra capo e collo Mass Hysteria e qui bang bang bang!!! Questo cd và ascoltato e poi per dover di cronaca và visto il dvd allegato, qui si possono vedere i ragazzi della band entusiasti del ritorno di Brian, sono loro stessi a continuare a pigiare su questo tasto, su quanto sia tornato ad un altro livello, J, Munky sono i più felici e nel processo di composizione non si fa altro che vedere Brian che macina riffs, li suona, li mostra, li tira fuori come se ne avesse le dita piene...e tutti che gongolano, adesso, voglio dire, se come band fai un dvd in cui il messaggio è cazzo è tornato il figliol prodigo, siamo tutti salvi, allora deve essere per forza di cosa così, non era solo una sensazione esterna! E io ne sono ben felice, perché ho indietro una band che così adoro, una band che musicalmente mi soddisfa....Mass è un brano che và ascoltato con il volume al massimo, le finestre spalancate e i vicini incazzati! Ci troviamo richiami a Untouchables, il tutto mixato con un che di new Korn 2013. Ottimo.Come autocitarsi reinventandosi! Paranoid and Aroused è anch'essa sostenuta dal lavoro chitarristico, non ci sono cazzi, se non ci fossero questi intrecci che solo i Korn insieme sanno fare, una qualunque altra band avrebbe fatto un lavoro scontato partendo dalle stesse basi, qui invece la vena creativa è bella viva! Never Never è il brano che come primo singolo mi aveva fatto incazzare perché non era assolutamente quello che volevo sentire dalla band con Head dentro, un brano che dopo lunghi ascolti risulta piacevolmete paraculo, un brano che alla fine ascolti inserita tra le altre un po' come brano respiro, chiaro che per fortuna è l'unica virata verso qualcosa di troppo diverso dall'omogeneità di creazione globale dell'album, sta cazzo di elettronica, loop, mavaff...però un brano ben riuscito lo si può anche ascoltare 2 volte su 5. Punishment Time richaima e scomoda addirittura qualcosa fatto su Life is Peachy, e scusatemi se è poco...il chorus poi è molto aperto, quasi che J abbia trovato un greatest hit dei suoi dischi anni '80 preferiti e si sia impegnato a rendere melodiche la maggior parte delle songs in amniera eccelsa, era da un po', esclusa la sede live, in cui J non era così ispirato...evviva Head! Lullaby for a sadist è una meravigliosa filastrocca, un lento carillon insano, bel brano intimo, sofferto, strisciante... Victimized mantiene ottimi ritmi, non cede l'interesse per l'ascolto, non c'è cedimento... It's all wrong  scomoda nuovamente un po' di passato che si imbastardisce con una punta di elettronica, questa volta le due fasi si bilancia bene e ne viene fuori un lavoro eccelso con il sound old stile che sovrasta le piccole tendenze digitali.... Tell me what you want primo brano bonus è rapido, nel senso che punge come una zanzara e scappa, tell me what you want, fuck you go away!! and never come back! della serie ti ci mando a cagare? si! ascoltare qui Haed e Munky duellare con le loro 7 corde è ancora goduria...poi sulla versione giapponese, maledetti, hanno sempre qaulche chicca in più, si può ascoltare il brano bonus Die another day il quale all'inizio sembra quasi un remix di qualche parte già sentita, invece si dimostra un ottimo brano, gradevole, anzi, più lo si ascolta più si intuisce forse quale sarà il futuro di questa immensa band, le due fasi, quella prettamente hard chitarristica, ruvida e quella schizoide dell'elettronica si fonderanno sempre più, forse, chissà...sempre che Brian tenga duro e alzi la sua 7 corde nel mixer! I KORN sono qui!


 
 
 
 
 
enjoy!!!!
 
 
 

mercoledì 7 agosto 2013

CAYNE - cayne 2013



THE STRAIN è il tunnel per entrare nel mondo dei Cayne, un intro che pare voglia dire all'ascoltatore di accomodarsi sulla poltrona, stringere i pugni ed iniziare l'ascolto, il viaggio sonoro tra i più interessanti di questo anno in corso. WAITING inizia con verve, è chiaro che l'album sarà potente, melodicamente spaccaossa, elaborato, suonato da professionisti, suoni caldi e profondi, si capisce subito tutto dalle prime note...il break centrale sorprende perché entra con dinamismo il magnifico violino elettrico suonato da Giovanni Lanfranchi e mi fa piacere soffermarmi su questo aspetto perché il musicista in questione è parte integrata e essenziale di una band che finalmente pone in primo piano, anche sul palco, la figura del tastierista (e in questo caso eccelso violinista) che si arrampica e salta dal suo trespolo in sede live. DON'T TELL ME incarna in sé parti heavy e assoli melodici, difficile restare fermi o non muovere il piedino a tempo durante l'ascolto! TOGETHER AS ONE si fa cantare a squarciagola con una linea vocale impeccabile mentre la ritmica sostenuta e stoppata invoglia a sbatacchiare la testa! KING OF NOTHING  brano dall'incedere veloce, ritmato sprigiona veramente molta energia positiva, la ascolti volentieri con il braccio fuori dal finestrino mentre sfrecci in una strada assolata del Nevada. Una volta giunti al termine dell'ascolto intero di questo magnifico album non si può non fare i complimenti oltre che alla band nel suo intero, per aver saputo creare un lotto così ampio e puro di ottime songs, al cantante Giordano Adornato, anche grande mattatore in sede live, fantastico interprete su disco con un range vocale veramente invidiabile, emozionale su livelli differenti, professionista fatto e piacevolmente sorpreso dalla stupenda pronuncia in lingua inglese! Cosa non da poco, credetemi! Da menzionare senza dubbio la presenza di un assolo sul brano da parte del mostro sacro della 6 corde Jeff Waters (maestosamente suonato in  sede live dal buon Marco Barusso). LITTLE WITCH  è uno di quei brani dall'umore triste, ecco definiamoli così, che ti si appiccicano addosso e ti ritrovi a canticchiare il ritornello anche al cesso! Fantastica, commovente, strutturata con sapienza. Mi piace far notare che tutti i brani hanno una lunghezza adeguata, dicono tutto per il quantitativo di tempo giusto per poter diventare dei potenziali hits! DELIVERANCE non so perché ma sin dalla prima volta che l'ho ascoltata mi ha riportato alla mente sonorità Sister Of Mercy con la verve metallica della band! Siamo a metà viaggio e non c'è stato ancora un cedimento compositivo, comincio a pensare che possa essere uno dei pochi, sacri album che non usciranno dallo stereo, pc, lettore mp3 per anni...ADDICTED non smentisce la mia ipotesi, anzi, rincara la dose con un gran quantitativo di accordi spaccaossa, un bel brano Groove con l'occhio sempre buttato alla ballabilità, che in questo caso specifico non ha un riferimento negativo, ma in termini di movimento sotto il palco si devono per forza vedere parecchie teste rimbalzare! MY DAMNATION parte alla Lacuna Coil e qui è forse lecito pensare allo zampino di Claudio Leo o della continua attività di Marco con la band citata! Il brano sia ben inteso, vive di propria creatività ma porta in certe atmosfere dark metal (odiosi termini lo so, ma cerco di rendere in qualche maniera l'idea, la sensazione) care ai buoni amici Lacuna. Ed è proprio su THROUGH THE ASHES che prende vita la collaborazione canora con Andrea Ferro. Ottimo brano che in sede live picchia duro. BLACK LIBERATION  si distingue per una struttura più 'chitarristicamente' americana  a mio modo di vedere, di scuola speed thrash! Magnifica!!!!!Con la collaborazione di Paul Quinn dei Saxon! Un colpo veramente duro come sonorità arriva con la stupenda EVIDENCE impeccabile, ha tutto, ritornello orecchiabile attaccato ad un break durissimo! La adoro anche perché è situata appena prima del brano di  chiusura, una gemma sonora dal nome LIKE THE STARS. La band chiude i concerti con questo brano dedicandolo al grande Claudio Leo ed è difficile trattenere una lacrimuccia. Ricordo con piacere immenso ancora oggi il primo ep dei Lacuna Coil in cui Claudio nel 1997 suonava. Erano i semi di qualcosa di grandioso che sarebbe stato, un piccolo germoglio che sarebbe cresciuto nel metal italiano sino a divenire un albero portante e Claudio ne gettò le basi, ne fù ideatore. A pochi mesi dalla sua scomparsa ascoltare questi brani, da lui suonati, con lui creati mi lascia un po' di amaro in bocca...la sua chitarra stà sicuramente suonando altrove, ciao Claudio!
Ci tengo a citare due nuovi membri dei Cayne, il chitarrista talentuoso Diego Minach e il batterista Giovanni Tani entrambi membri della band Rhope! entrambi grandi musicisti! Spero il loro apporto nei Cayne possa essere duraturo.
 
Claudio Leo – Chitarra
Marco Barusso – Chitarra
Giordano Adornato – Voce
Andrea Bacchio – Basso
Giovanni Lanfranchi – Tastiere e Violino Elettrico
Guido Carli – Batteria
 
Diego Minach - live guitar
 
Giovanni Tani  - live drums
 
 
remembering Claudio:
 
 
 

giovedì 2 maggio 2013

ATROCITY - Okkult 2013

Atrocity - Okkult 2013


Gli Atrocity me li ricordavo, con l'ultimo Atlantis, un po' metal sinfonico, molto alla Leaves eyes della bella Liv, compagna del cavernoso Alexander Krull, leader e cantante dei suddetti! Li ritrovo incazzosi, Pandaemonium inizia in classico stile Atrocity, orchestrato, con questo lungo intro che si trasforma in uno sferragliare di chitarre che da tempo non erano così grezze, così black metal!
Krull vomita alla vecchia maniera dei primi album, è un death metal fatto di veloci accordi black nordico inbastarditi con massiccia dose di Groove e porzioni di sinfonie tastieristiche. L'assetto dinamico della band, con il cambio di 2/4 dei membri, è notevolmente modificato, Alexander e Thorsten sono gli unici superstiti. Death by metal  ricorda parte dei primi dischi primordiali degli Slayer, chiaro esempio ne è l'assolo slayeriano king/hannemann, i ritmi sono sostenuti da doppia cassa spara botti, il mid tempo centrale interessante per questa band che sinceramente trovo rinnovata e con il desiderio di ripartire da un punto di stasi creativa. Dopo album sinfonici e parzialmente svuotati da ogni passo coraggioso li ritrovo capaci di osare, di regalare ai propri fans un disco estremo. March of the undying  parte maestosamente sinfonica per dare poi spazio a chitarre a zanzara. Ovviamente siamo nel 2013, sono gli Atrocity e non gli Immortal, quidni gli elementi in gioco sono più variegati ma quest'album è senza dubbio figlio di un mostro venuto fuori dagli inferi. L'intro di Haunted by demons  ne è esempio, canzone più power e dinamicamente melodica del lotto, meno serrata e più ariosa, Alexander non molla la presa e non concede richiami al cantato stile werk '80. Murder Blood Assassination  ci introduce in un luogo sconsacrato, si ha la sensazione che gli Atrocity volessero dimostrare di poter scrivere un set di brani all'insegna dell'estremo per rimarcare le loro radici...e ci riescono egregiamente. Necromancy divine  mantiene fede al progetto partendo da un intro maestoso continuando come un martellare di fabbri inferociti. Santans Braut  in tedesco ha lo stesso incedere della lingua madre in cui viene declamata, squadrata, marziale. Todesstimmen  è un intramezzo degli inferi, Lucifero e la sua armata fedele sorgono e avanzano, innarestabili. Masaya  ricorda una song dei Sepultura  roots era con gli ormoni esplosi, When Empires Fall  to dust  sorprende perché sembra un angelo che si libra tra i demoni che la circondano, una song per tirare un po' il fiato, recuperare...ottima.. Beyond Perpetual Ice , non scherzo, ha quel gusto gothic dei vecchi Lacuna Coil e La voisine  lunga suite di otto minuti parte con un'introduzione da circo, scorre come un film con continui saliscendi e battaglie fra strumenti.
Non mi resta che promuovere questo disco, realizzato con entusiasmo, e si sente, rispetto dunque per questa band ritrovata!




  • Alexander Krull - Vocals
  • Thorsten Bauer - Guitar
  • Sander Van der meer - Guitar
  • JB van der Wal - Bass
  • Joris Nijenhuis - Drums

  • https://www.facebook.com/AtrocityOfficial?fref=ts



    mercoledì 17 aprile 2013

    VOLBEAT - Outlaw gentlemen & shady ladies 2013

    Volbeat - Outlaw gentlemen & shady ladies 2013


    L'album più atteso, sapevo che sarebbe stata un'ennesima conferma, sapevo che mi sarebbe piaciuto perché i Volbeat sono veramente grandi, sono veramente una rock band fenomenale, fuori schemi, atipica, europea ma con l'animo universale, che band signori e signore...i Volbeat! Let's shake some dust è solo il biglietto d'ingresso, un minuto e mezzo di west, armonica e chitarre flamenco, usato per aprire le tende dello spettacolo, non ci si aspetta dall'ingresso delicato un suono così roccioso che ne seguirà! Pearl Hart è condotta da Michael Poulsen nella migliore tradizione Volbeat! Melodia e chitarre aperte/stoppate a successione, brano perfetto per aprire, può ricordare qualcosa dell'album precedente con l'aggiunta strepitosa del lavoro chitarristico del 'nuovo' Rob Caggiano, qui in veste prima di produttore ed ora definitivamente in pianta stabile nella band. Il suo trascorso in una band come gli Anthrax non può che farmi felice, non poteva che portare aria metal all'interno della sempre intraprendente band. The Nameless One è feroce e sfocia in un ritornello 'dolcissimo', lo so sembra una cagata detto così ma l'alternanza del cantato Poulsen grintoso/melodico fa drizzare le orecchie! Ritmo cadenzato a sorreggere questa canzone suadente dal groove che si appiccica in testa, ritornello micidiale! Dead but rising? si grazie e tanta anche perché qui si appesantisce il tutto, il ritmo da headbang, i migliori Volbeat di qualche album fa, pochi fronzoli, si martella, si accelera, si stoppa, la band sforna brani duri dal passato con la consapevolezza e la sapiente maestria da compositori maturi, l'obiettivo è ben centrato nel mirino delle chitarre Poulsen/Caggiano, incredibile quanti cambi di tempo si possono trovare in questi brani, possiamo incominciare a definire questo album come il più progressive dei Volbeat? Può essere, se, e ricordatevi bene cosa stò per dire ora, ...and justice for all dei Metallica venne definito album progressive...ebbene allora nella stessa maniera 'Outlaw' lo è. Adoro senza mezza termini Cape of our hero, è la song emotiva per eccellenza, semplice nell'incedere, aperta, malinconica, un testo incredibile come anche fallen riuscì a colpirmi, Poulsen è un grande, un mito della sei corde e del cantato, con gli anni è riuscito a diventare punto di riferimento e credetemi come lui non ce ne sono molti in giro ad avere stoffa da metal heads di ampie vedute. Ascoltate Cape of our hero almeno 10 volte al giorno dovrebbe raccomandare una buona stazione radio rock! Cosa ti puoi aspettare da un brano che ospita King Diamond? boh, cantato in falsetto? anche, ma trovarsi al cospetto di un brano Room 24, che potrebbe arrivare direttamene da 'Them' del Re questo non lo speravo, cazzo, la song è sorprendente e qui i solos di Caggiano iniziano a far venire i brividi, il mix vocale del duetto Michael/Diamond è azzeccato ma, ripeto, aggiornate i suoni dei migliori album del ReDiamante solista, mixate il tutto con i Volbeat e otterrete qualcosa di veramente fico! The Hangman's body count parte leggera, introduce ad un nuovo salone della mastodontica casa patronale 'Outlaw' ma poi una volta dentro pensa bene di accelerare. Forza, velocità, melodia vocale, mix perfetto! Letale! Judgement will prevail the hangman is here! Intermezzo western che un po' fa da unione su tutto il lavoro! My body è una cover della band Young The Giant, non li conoscevo e mi ha stupito mia moglie mentre in auto la sparavo a mille sentirgliela canticchiare come se niente fosse, sì la conosco mi dice, è una canzone di un po' di tempo fa...boh, il brano funziona, è solare, divertente e funge ottimamente per tirare il fiato, facile sarebbe stato buttare dentro una cover dei Metallica magari, invece ecco qui a rilanciare questa band che entra atipicamente nelle loro corde. Lola Montez ... so beautiful ...e così deve esser stata, la Lola ballerina irish dellla metà '800 deve avere avuto una vita veramente cool, la song la omaggia in perfetto stile V con un feeling arioso, canzone da corsa sprinter, motivante!  Black bart parte in stile heavy '80 per mettere sull'acceleratore i Motorhead, grassa canzone bicorde che oltre all'headbanging prometterà un ottimo stage diving durante le performances live dei 4 cowboy! Lonesome rider spagnoleggiante all'inizio, rockabilly nel cuore, dura quanto basta per il resto, cantata in duetto con la cantante Sarah Blackwood che non conoscevo, ottima voce e pare pure brava cantautrice, boh, cercheremo qualcosa a tal riguardo...ad ogni modo la coppia qui funziona, a Michael i duetti riescono sempre bene, emozionante il pezzo centrale del brano, stacca completamente dal resto della song e viaggia con le proprie gambe per poi tornare sui suoi passi billy. The sinner is you inizia epica, sembra un intro da momenti di gloria e poi si spara un brano godibilissimo...or the sinner is you...non resta che cantare il coro allo stadio! Forse non stò parlando abbastanza del meraviglioso lavoro fatto da Caggiano alla chitarra, dei suoi splendidi giri armonici che arricchiscono e supportano in maniera perfetta la macchina spara ritornelli Poulsen. Forse non lodo abbastanza il lavoro di basso e batteria, sembra tutto dovuto attraverso il mio scrivere, ma parto dal fatto che le capacità compositive della band le conoscano ormai tutti, questi ragazzi sono veramente di un altro livello, sono rockstar, lo sono e basta...respirate il ritmo bastardo di Doc Holliday, se non vi fa sbattere la testa questo pezzaccio allora siete fottutamente morti, fatevi seppellire e andate a fanculo, questo brano rosicchia i vostri timpani...oooooooohhh the outlaw man's roar! Un brano tenebroso come Our loved ones chiude la versione normale dell'album, se i Metallica fossero vivi musicalmente scriverebbero una the unforgiven così al giorno d'oggi, invece tocca farlo a questi danesi con la perizia di un chirurgo, bella, emozionale, testo cupissimo, assolo incredibile(purtroppo non so se di Rob o Michael o condiviso) ! Che degna song per chiudere un album magico...ed invece no, perché se non vi comprate l'album che contiene anche la bonus track Ecotone allora siete degli asini. Quando meno te lo aspetti ecco arrivare il brano che ...and justice for all non ha mai contenuto, cazzo, c'è tutto, il riffing, gli assoli alla Hammett...più i Volbeat che lo fanno meglio dei four horsemen oggi! Che pezzo, che goduria quando l'ho sentito la prima volta...e la seconda, e la terza..e....la lezione è servita! Un altro grande album, che dire, Caggiano ha fatto bene alla band anche se subito ho storto un po' il naso perché a me Thomas Bredahl piaceva, ma certi cambi alle volte portano miglioramenti incredibili! Ho acquistato oltre alla versione digipack del cd anche la versione book con un fantastico libro illustrato che racconta brano per brano le gesta dei mitici gentlemen e delle ladies fuorilegge! C'è da passare parecchio tempo su tutto questo materiale...anche la versione bonus di Lola Montez è carina e forse addirittura avrebbe meritato di stare al posto dell'altra, ad ogni modo Volbeat, sinonimo di garanzia, se non fosse una grandissima band non avrei tatuato il loro Elvisskull sul braccio! REBELS and ANGELS forever!

     
     
  • Michael Poulsenlead vocals, rhythm guitar
  • Anders Kjølholmbass guitar, backing vocals
  • Jon Larsendrums, percussion
  • Rob Caggianolead guitar
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    sabato 9 marzo 2013

    HARDCORE SUPERSTAR - C'mon take on me 2013

    HCSS - c'mon take on me 2013


    aspettavo tantissimo quest'album, gli HCSS sono per me un interessantissimo punto di incontro tra lo sleaze anni 80 e le rocciose sonorità post anni 90, in pratica street metal pompato di testosterone! Con l'ingresso nella band del chitarrista Vic Zino al posto di Silver il tutto è passato per me da un livello di grandezza ad uno di bomba! Gli album in cui ha suonato Vic sino ad oggi sono i miei preferiti, il suo stile è potente e soprattutto variegato, attinge da più generi, ma tutti veramente heavy...
    Quest'album è in parte un passo indietro, i ragazzi spaccano alla grande con tre brani iniziali veramente energici e corali ma la questione chitarra è stata notevolmente modificata, se è chiara l'impronta dello stile Zakk Wylde dei tempi Ozzy (non si può dire che certi giri non sono attinti dallo stile Zakk più moderato) invece la 'pesantezza' sonora è un pò diminuita con una scelta di produzione chitarristica più soft. Passo giusto per questo tipo di album, gli HCSS cambiano restando nel loro, fanno e disfano a loro piacimento e rimanendo fedeli alla loro anima street tirano fuori un album più sleaze degli ultimi tre. I primi due singoli, a brevissima distanza uno dall'altro appena prima dell'uscita dell'album sono i pezzi più anthemici, Above the law spacca, One more minute è l'anthem per eccellenza, personalmente mi lascia un pò di stucco la ballad Stranger of mine non perchè si tratti di un lento posto a metà album (anche se si l'effetto è proprio quello di spezzare l'album) ma perchè piuttosto scialba, musicalmente parlando HCSS sanno produrre brani lenti molto più elevati, carichi di phatos. Won't take the blame part 1  è un ottimo brano alla HCSS mentre il seguito Won't take the blame part 2  boh mi lascia nuovamente spiazzato, sembra un riempitivo, un brano piccolo piccolo di spessore messo lì perchè mancava qualcosa per andare avanti. Because of you rialza finalmente il tiro dopo due brani veramente tralasciabili, la meccanica del gruppo regge meglio quando tutti gli elementi rullano a dovere, quando i ritmi si fanno un pò serrati e Too much businness riporta invece agli anni 80, sarebbe stato un singolone da hit! Long time no see è un ballatone che chiude l'album e a reggere il tutto la voce di Jocke e la chitarra di Vic! voto totale per quest'album 8 con la possibilità che i mesi di ascolto facciano salire ancora le quotazioni!! Ottimo lavoro HCSS!


    LINE UP:
  • Joakim "Jocke" Berg - vocals (1997–present)
  • Martin Sandvik - bass (1997–present)
  • Vic Zino - guitar (2008–present)
  • Magnus "Adde" Andreasson - drums (1999–present)



  • Link al video di One more minute
    http://www.youtube.com/watch?v=H5rwfgxFEIU