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giovedì 14 marzo 2019

DEMON HUNTER - War/Peace 2019



I Demon Hunter sono dei capisaldi del metalcore statunitense, sono parecchi anni che sono sulla scena musicale, saliti alla ribalta come christian metal band hanno saputo mantenere costante il livello di uscite discografiche con risultati più che buoni. Nel 2019 rilasciano questi due album, venduti separatamente oppure in edizione limitata direttamente dal sito in preordine una mega confezione book contenente tutto quello che un lavoro discografico può portarsi dietro. Ho scelto di acquistare questa deluxe version subito dopo aver ascoltato una manciata di brani in anteprima, circa due mesi prima dell'uscita ufficiale. Ciò che è accaduto è semplice, quei brani non uscivano mai dalla mia testa tanto che al momento dell'ascolto su cd fisico li sapevo già a memoria, testi compresi.
Il perché dei due album è stato svelato spiegando che War comprende canzoni dal tiro più diretto, più marcatamente heavy o metalcore a cui hanno abituato i propri fan, in Peace invece dovrebbero trovarsi una lista di canzoni più melodiche, catchy. In vero io tutta questa differenza marcata non la sento, semplicemente, le canzoni selezionate sui due album stanno molto bene e legano perfettamente tra di loro. Qualche sperimentazione sonora in più su Peace forse è presente ma non pensiate di trovare songs da classifica pop.
Il primo album War viene aperto con una bella song incisiva chiamata CUT TO FIT e si capisce subito che il songwriting di questo 2019 marchiato DM è molto ispirato. Ogni testo, all'interno del book della versione limitata, è correlato da una spiegazione adeguata da parte del cantante Ryan essendone il compositore assoluto. La canzone ONMYSIDE prosegue magistralmente il discorso DM con il trademark azzeccato di parte heavy strofa, ritornello melodico. Leggendo, ascoltando, riflettendo un po' sulle parole alla fine il mio pensiero è che questi due album avrebbero benissimo potuto intitolarsi DEATH/LIFE. La ricorrenza dei riferimenti alla morte e alle problematiche della vita sono una costante lungo tutto il cammino. La morte come una non fine dell'esistenza, la paura come una nemica da combattere durante la vita. CLOSE ENOUGH  è un altro pezzone da headbang che sfocia in un ritornello luminoso per ricadere nel cadenzato spesso. Formula che funziona non si cambia, importante è l'ispirazione che guida a idee brillanti, a varietà di cambi di tempo, batteria mai monotona, ritmi serrati che si aprono e chiudono in continuazione. Varietà. UNBOUND  accelera un po' il passo. Un Anthem di libertà.   GREY MATTER se andiamo a ben vedere allora poteva inseririsi bene su Peace perché più 'easy' listening. Che non è una cosa negativa, è uno dei brani più belli, melodici e dinamici scritti dal quintetto. THE NEGATIVE spacca picchiando duro e accelerando i ritmi, un Anthem da cantare in coro. ASH è il mio brano preferito, uno dei brani più heavy di mio gusto di quest'anno sicuramente, non molla un attimo, ti prende per le palle e ti fa girare sulla ruota panoramica a velocità incontrollata. Assolutamente il top di questi due dischi! NO PLACE FOR YOU HERE, LEAVE ME ALONE  fanno da apripista per un'altra mastodontica song dal titolo LESSER GODS, brano maestoso, strutturato, fumoso, dark e heavy. L'album in questione contiene la bonus track GUNFIGHT che non è male ma non aggiunge molto al discorso sinora intrapreso.
Si può quindi voltare il book rilegato e inserire il cd Peace nel lettore. Come detto ci troviamo difronte a canzoni con più strutture 'sperimentali' addosso, per lo meno in alcuni tratti, specialmente in fase di produzione e mixaggio dove si è limato qualche spigolo in favore di songs più scorrevoli ma pur sempre heavy listening! MORE THAN BONES è un ottima canzone apripista, catchy e fluida con un ritornello che ti si incolla addosso e ti ritrovi a canticchiarla in continuo. I DON'T BELIEVE YOU mi piace tantissimo, song più introspettiva in cui le linee melodiche sia vocali che strumentali sono affinate alla perfezione. Canzone strutturata con egregia sapienza. LONELINESS è l'altro brano che preferisco. In passato i DM si erano già fatti conoscere per creare songs con questo tipo di 'tiro'. Melodico, triste, heavy, lento. Un mix micidiale che come un macigno rotola spazzando tutto quello che incontra. Perfetta. Is that you in my head? Have you woke from the dea? Or is it loneliness? PEACE accelera rimanendo solida mentre WHEN THE DEVIL COME è una sorpresa country/blues. Bellissima e messa al punto giusto del disco, alleggerisce le tonnellate di distorsione sinora ascoltate. Esperimento veramente interessante. TIME ONLY TAKES può insegnare a molte bands in circolazione che provano a scrivere canzoni con un buon mood ma non ci riescono. Semplice ma con talento, ha quel qualcosa che solo una band in forma compositiva può riuscire a creare. TWO WAYS sorretta da un'ottima ritmica chitarristica. RECUSE MYSELF è un'altra micro sorpresa. Song ipnotica guida all'ottimo ritornello let me recuse myself, lose myself, excuse myself from your world.
BET MY LIFE inizia acustica per spostarsi su sonorità heavy, diretta, snella e orecchiabile. FEAR IS NOT MY GUIDE chiude l'abum classico con passaggi suonati al pianoforte, voce e strumento, melodia ed emozione. Grande interpretazione vocale. La versione book ha la bella canzone TEAR YOU DOWN a concludere i lavori. Bella song che non avrebbe sfigurato al fianco delle altre.

https://www.facebook.com/demonhunter/

 
 
https://www.youtube.com/watch?v=4hWByu-1lis ASH
https://www.youtube.com/watch?v=jtQ0Fyv9mLU LONELINESS

martedì 5 febbraio 2019

MYRKUR - Mareridt 2017

                     MYRKUR Mareridt


MARERIDT è un'invocazione, un eco nelle valli, un richiamo delle energie del mondo nordico, un'introduzione per un mondo dimenticato. La voce soave risveglia guerrieri assopiti, guerrieri non umani, alberi, monti, tempeste e immensi dirupi fanno sentire la loro grandezza all'interno di questo brano che ci accompagna alla song black metal MANEBLOT. Chitarre tipicamente in stile con voce che si alterna tra infinita trucidità e epica melodia. La meraviglia di questa band è nel saper spiazzare l'ascoltatore unendo generi musicali distanti per provenienza come il black ed il folk nordico che si ritaglia spazi all'interno di brani veloci e metallici. Unicità nel settore, saper essere black nel cuore e legati al folklore delle terre natie, le tere nordiche, fredde e ribollenti allo stesso tempo, dove la potenza immane dell'acqua, il calore dei vulcani, le foreste scure portano con se storie e tramandano leggende, culti, unione con la natura selvaggia, senza compromessi. La bellezza della canzone THE SERPENT è quasi indescrivibile, la marzialità sonora è accompagnata da una voce capace di melodie con pochi pari nel panorama odierno. 'Cause I put a spell on you And I broke your book of rules I put a spell on you And I am the truth. ritornello centrale che precede un'uscita su pianoforte delicata. Il pezzo forte dell'album per me arriva con CROWN, per fare un paragone a me fa venire in mente se i Nine Inch Nails sposassero una decadente Chelsea Wolfe, impastassero il tutto in una tristezza sonora epica, Am I adored? Je suis votre amour Am I your whore? Cause you are the drug. Infine pensare alla decadenza vocale di Johnny Cash con la delicatezza femminile di questa interprete meravigliosa che è Amalie Bruun. Amalie porta con sé tutta la storia della propria terra natia, la Danimarca.  ELLESKUDT accelera un po' l'animo e risolleva la speranza. Una caqnzone balck metal epica, un racconto attraverso una storia che sa di millenni. DE TRE PIKER, bisogna chiudere gli occhi ed ascoltare i richiami, la dolcezza della voce che sposa suoni che cullano, ipnotizzano e riscaldano l'animo come un focolare dove il fuoco non si spegne mai. Non è black metal in termini musicali ma lo è sicuramente in intensità. Gli echi di tamburi conducono al passaggio verso FUNERAL, il brano a cui partecipa proprio la già citata Chelsea Wolfe, altra musicista molto dotata e dalle caratteristiche che accomunano la loro arte. Myrkur è senza dubbio il progetto estremo dell'artista Amalie Bruun ma ho notato con piacere che la collaborazione con i tanti musicisti all'interno della sua musica è sincera, non sono mezzi per 'eseguire' i brani ma arti, rami dello stesso albero per produrre questa magnifica opera sonora. ULVINDE si diverte a mixare i generi che stravolti e quasi irriconoscibili escono con una veste completamente tramutata per regalare all'ascoltatore più attento un diverso e ben più potente sound che non si distacca dalle primitive origine, ne trae la linfa vitale per evolvere. Inutile dire che questo avviene grazie al corpo dell'albero, la poliedrica Amalie che passa vocalmente attraverso mondi lontani, tutti domati e conosciuti benissimo. GLADIATRIX è una battaglia musicale e spirituale. I'm still not ready I'm still not ready They're waiting for me But I'm not ready. Chissà quali immagini richiamano queste parole, ognuno può tuffarsi e affrontare figure oscure che ne fuoriescono.  Kætteren è uno strumentale che mischia strumenti tipici di differenti nazioni, è una tarantella nordica, da suonare ad un sabba forse :)
L'album si conclude sulle note di Børnehjem  con una voce di bimba demoniaca, il testo parla da se, i canti corali che accompagnano il tutto sanciscono l'atmosfera mistica
The demons have always lived inside me
They always watch me, they want to play
But not today, no!
Today you must be like a normal girl
But I could not do what they told me to because I wanted to kill them
Like the demons have told me to do,
I wanted to make sure they all died so I could be alone and nobody would hurt me
But you see once they made me do those things
That you never want to speak about again
And you won't even remember.
That's what they tell you, you don't remember this, no!
But my demons do, they remember everything.
Everything.
And they will never forget what you did to me, never.

Personalmente adoro 4-5 brani di questo album, credo che si siano raggiunti dei punti di intimità compositiva molto alti, tanto alti da sancire questo album come uno dei migliori che io abbia ascoltato in questi ultimi decenni, sia sotto l'aspetto sperimentale che sotto l'aspetto lirico-storico. Vi è una versione dell'album con alcuni brani bonus ma io ritengo che il capolavoro sia racchiuso in queste 11 traccie. Spesso quello che c'è da dire stà scritto in poche righe, spesso ciò che è da compiere lo si fa in poco tempo. Myrkur non girano attorno al punto ma vanno al cuore del mostro. Magnifici.

lunedì 2 luglio 2018

CAYNE - Beyond the scars 2018



Forse non capita sempre così, forse ci sono solo alcune bands che ti fanno fare questo giro di emozioni tali da salire al piano superiore, forse i Cayne hanno una marcia in più, un legame particolare con la musica la quale permette loro di ammaliare il mio ascolto più di tanti altri dischi, forse, oppure sono io che trovo le corde giuste da farmi toccare e allora la magia ha inizio. I Cayne sono e sempre avranno il collegamento con Claudio Leo, chitarrista della primissima incarnazione dei Lacuna Coil, prematuramente scomparso ma sempre e sempre di più presente nelle musiche dei Cayne, band che fondò e forgiò con  la sue uniche capacità musicali. Questo BEYOND THE SCARS arriva nel 2018 dopo diversi cambi di formazione, a distanza di qualche anno dal suo predecessore del quale mantiene intatto la magia,  il marchio di Caino è presente, costante, pronto a ri-sorprendere piacevolmente il mio ascolto. Tutti i primi ascolti di un disco tanto atteso nel tempo portano alla luce le solite questioni: cosa ha di più? cosa di meno? dove è meglio equilibrato? più introspettivo? più o meno metal? Ok, allora, lasciamo che gli ascolti scorrano nello stereo dell'auto andando al lavoro, in quello di casa a tutto volume per la gioia dei vicini, nelle cuffie mentre disegni. Mi porto Beyond The Scars ovunque le mie emozioni vadano e lascio che le magiche note create e arrangiate da questo quintetto prendano parte alle mie giornate. Ascolto il suggerimento di Giordano, cantante della band, il quale mi chiede di fargli sapere cosa ne penso dopo qualche giorno di ascolti ripetuti. Ti rispondo qui che mi emozionano molto questo insieme di canzoni, non ti nascondo che questa volta sei andato ancora più in profondità con i testi e l'interpretazione di essi. Saranno gli anni che passano, le esperienze di vita, sarà la vita travagliata di questo lavoro voluto e sparato con tanta devozione e professionalità da artisti che si migliorano ancora. NO ANSWERS FROM THE SKY inizia come una marcia funeraria, malinconica e arpeggiata, giusto intro anche in sede live ( non vedo l'ora di vedervi on stage) per traghettare l'ascoltatore nel mondo Cayne, poi esplode moderna, dinamica e capisco subito quanto Diego abbia lavorato sulle parti di chitarra, questa volta tutte a carico suo, studiate per colpire ma con tanta cura per abbinarsi alle immense melodie vocali dei ritornelli, fatte per fraseggiare e duellare con lo spettacolare violino elettrico di Giovanni, marchio di fabbrica unico e inimitabile nel panorama rock e metal. Infallibili gli assoli divisi tra chitarra e violino. Qual altra band può permetterselo e non risultare 'pomposa'? TORN APART spacca ossa e non fa prigionieri, è un brano heavy con un interessante lavoro in underground delle tastiere di Giovanni, ascoltare in profondità per credere .Gli anni 70 possono diventare feroci ed incontrare il metal di questi anni? Si, con i Cayne qui ci si riesce anche bene. Fatevi sto viaggio và.  BLESSED BY THE NIGHT risuona come un fiume in piena che con la sua scorrevolezza passa veloce e fa letteralmente ballare. Ti ritrovi a cantare il ritornello a squarciagola e sbatacchiare la testa a ritmo. OH YEAH! Questo è un bel pezzo rock metal dinamico che viaggia a bomba!!! Poi inizia ONE MORE CHANCE che per me diventa da subito uno dei miei brani preferiti, guidata dal basso tosto del mitico Andrea è una song d'amore malinconica, mi piace la ritmica, il testo e le emozioni che và a risvegliare. E' perfetta. Nel frattempo, se uno al decimo ascolto dell'album non si fosse accorto che alla batteria siede un mostro allora avrebbe seri problemi di udito. Giovanni Tani Jr. l'ho conosciuto in sede live con la band circa cinque anni fa, fortunatamente ora vi è entrato in pianta stabile. Dico fortunatamente perché ha un motore eccezionale, una tecnica ed una precisione veramente sopra molti batteristi del genere e non solo. CELEBRATION OF THE WICKED anche se non trovo giusto fare paragoni musicali, a me ha ricordato molto gli HIM che si fanno di metanfetamina gli strumenti e sparano una song gotica-solare. Sarò strano ma a me certi accostamenti giungono alla mente limpidi e con ciò rimarchio  il fatto che NON è semplice dare dinamicità a certe idee, a certe sonorità, ma qui i cinque ci riescono. THE ASYLUM OF BROKEN HOPE inizia con un arpeggio rock, con un violino di campagna. Giordano si presta a narrare una storia molto profonda, la band non si fa pregare e gli regala il terreno giusto per coricarvi le parole toccanti (every corner of my soul is full of evil dust and bones) e Diego forgia uno degli assoli di chitarra più toccanti. Grande song ragazzi, cresce ascolto dopo ascolto rivelando angoli oscuri ad ogni nuovo passaggio. Vorrei ribadire il fatto che Diego Minach si è preso carico della registrazione, produzione e mixaggio dell'intero lavoro riuscendo egregiamente e forse superandosi. Complimenti sinceri.  A NEW DAY IN THE SUN parte più veloce per arricchirsi nota dopo nota di chiari/scuri delicati e accelerazioni dure. BAD BLOOD sulla linea della precedente Blessed  by the night è una song dinamica e danzereccia tutta in levare, intesa come canzone che ti fa muovere testa e capoccia per 4 minuti come un Presley da auto. La struttura è quella di un successo da discoteca anni '70, quelli memorabili ma con la mentalità gotica metal di questi anni. In pratica fare canzoni stupende e 'maledettamente' orecchiabili vestendole dello spirito rock. Magnifico, troppo figo. SLAVE è l'unica, ma proprio l'unica song che ancora non mi ha conquistato abbastanza da volerla riascoltarla 20 volte di seguito. Gusto personale, solo che le altre viaggiano tutte in quinta e qui siamo solo in quarta. FREE AT LAST la band l'aveva presentata in sede live già parecchi anni fà ma avevo dimenticato che quel riff massiccio era già dentro di me, solo dopo qualche ascolto è riaffiorato il ricordo del bellissimo ritornello (set me free, can you hear me?). Canzone massiccia, diretta. MY TRUE NATURE si presenta come un'altra perla rara, ha quell'appeal al suo interno che me la fà rimanere attaccata come colla alle dita, Diego inserisce dei break heavy al suo interno dando scosse elettriche ad una canzone 'nuovamente' malinconica scritta da Andrea che la sorregge con il suo basso schiaccia sassi. Quando arrivo a THE CROSSROAD dico: ma non sarà mica già finito l'album?? Mi succede solamente quando ho ascoltato qualcosa di speciale, quando un disco mi ha emozionato, colpito, sollevato, rapito per tutto il tempo. In ultimo due piccole riflessioni su questo lavoro musicale. Primo: abbiamo a che fare con musicisti preparati professionalmente ad un livello elevato, come già si sapeva, solo che avendo un amore reale e acceso per la musica si migliorano come il vino, con il tempo. Secondo: attendere un disco di una band italiana, nel mio caso personale la migliore band nostrana, è un piacere e un orgoglio. Perché ciò continui ad avvenire supportiamo le bands che amiamo, acquistiamo la loro arte, andiamo a vederli on stage in modo che tale magia possa continuare negli anni a venire e soprattutto facciamo conoscere questa stupenda realtà a tutti coloro che amano la musica! Non ne resteranno delusi anzi si arricchiranno, specialmente le nuove generazioni! 
Un'ultima riflessione molto personale, One more chance ha toccato profondamente i miei gusti musicali, curiosando tra le righe del booklet sono rimasto piacevolmente sorpreso che sia una song composta dal mai dimenticato Claudio Leo (stay metal bro). UH YEAH!!!!!!

DIEGO ALESSANDRO MINACH - guitars
ANDREA BACCHIO - bass
GIORDANO ADORNATO - vocals
GIOVANNI LANFRANCHI - violins, keyboards
GIOVANNI TANI JR - drums

giovedì 22 giugno 2017

CODE ORANGE - Forever - 2017


Non conoscevo questa band sino ad una settimana fa. Code Orange Kids prima, semplicemente Code Orange nel 2017. Sono incappato per caso in una loro esibizione live e la prima emozione che ho provato è stata uguale identica a quando ascoltai dopo tanta attesa il favoloso album dei Sepultura, Chaos A.D. nel 1993. Più che un disco una vera dichiarazione di intenti, un pugno dritto nella faccia di tutti. Stessa maledetta attitudine e rabbia della band dei fratelli Cavalera in quei mitici anni in cui Hardcore e metal venivano amalgamati sperimentando puramente con i suoni e l'animo. Si perché se di assonanze con quel periodo ne possiamo ritrovare nel sound dei Code Orange, non manca neppure l'attitudine Hard Core style.
L'album si apre con un calcio nelle palle intitolato Forever, una mazzata di pesantezza inaudita, cadenza e breaks ne fanno una song pronta ad uccidere in sede live dove sotto il palco si scatenerà il pandemonio. Questi ragazzi riescono ad articolare le loro canzoni in maniera che adoro definire 'ordine caotico', il tutto frullato assieme ad un 'disarmonica melodia'. Definizioni che possono sembrare assurde ma se prendete I Fudge Tunnel dei '90, li schiaffate nel mixer assieme al mitico ed unico disco sperimentale dei Nailbomb, accelerate la macchina schiacciasassi dei Godflesh e aggiungete un tono melodico al tutto, otterrete canzoni come Kill the Creator o Real dove i mostri sonori escono dalle casse dello stereo in maniera chirurgica.
Dopo aver preso questi pugni in pieno volto alzate la guardia per proteggervi come un pugile e i CO arrivano con una canzone che stacca la testa per melodia e dinamicità : semplicemente top del songwriting , Bleeding in The Blur è un brano che non saprei descrivere se non facendovelo ascoltare, primo perché non te lo aspetti, secondo perché nonostante viri verso lidi più heavy quasi catchy è sbalorditivamente cazzuto, cantato per intero da colei che per me rimane l'anima del gruppo, chitarrista furiosa, cantante delicata come un fiore e pericolosa come un coltello affilato, Reba Meyers. (vedere in sede live per capire cosa intendo, quando Hardcore style è messo in pratica).
il brano The Mud  è elettronicamente più sperimentale e assonante almeno quanto il suo seguito, The New reality, due gemme di una potenza unica, brani spezzati, intramezzi che oso paragonare alla grande fantasia compositiva dei Depeche Mode, chitarre affilate come bisturi ma pesanti come machete. Il lavoro alle voce è magnificamente suddiviso dall già citata Reba, dall' ottimo batterista Jami Morgan e dal chitarrista Eric Balderose il quale si occupa anche della sede synthesizer (anche in sede live). Farsi investire da un brano pachidermico come Spy è un piacere,
Un brano come Ugly è quasi acidamente grunge, è per questo che adoro i CO, sanno stupirti con sorprese musicali completamente imprevedibili rimanendo sempre puri e credibili, infatti ho letto da qualche parte che la loro regola numero uno, all'interno della band, è non avere nessuna regola prefissata. E si sente. L'album è ovviamente ben strutturato ma talmente vario da rimanere in un genere a fatica, pur avendo una matrice marcatamente heavy 'melodic noisy' . Dopo il respiro ampio becchiamoci sta mazzata chiamata No one is Untouchable, a me personalmente piace molto che il piglio di cattiveria compositiva non viene mai abbandonato, mi piace che ogni song ha un suono, anche se pur piccolo, posizionato al posto giusto e non a caso. La decostruzione di ogni singola canzone è strabiliante, le visioni che si attraversano con Hurt goes on sono industrial pain, l'unico brano veramente fuori dal coro, una composizione visiva / sonora da blade runner. Reba torna al canto con la tetra song conclusiva, una marcia sonora spettrale, delicata e sofferta. Dopo tutta questa furia sonora digiti su Wikipedia e scopri che tre membri della band, tra cui la chitarrista e il batterista militabo in una rock band molto soft chiamata Adventures.... e non puoi che concludere che la regola numero uno, ciò niente regole a livello musicale, per questi ragazzi, è proprio vera. Ottimi Code Orange, grazie per essere la band che mi può ridonare la rabbia musicale dei mitici anni sperimentali senza compromessi.



contatti:
 http://codeorangetoth.com/

videos:
BLEEDING IN THE BLUR
https://www.youtube.com/watch?v=o9-l8_t4AS8

FOREVER
https://www.youtube.com/watch?v=dZ9JVxQVQy4

YOUTUBE channel
https://www.youtube.com/channel/UCRDAAwRszJt90FmM_A4-naQ

FACEBOOK
https://www.facebook.com/codeorangekids/

mercoledì 26 aprile 2017

INFECTED RAIN - 86 - 2017

INFECTED RAIN - 86 - 2017

Raramente sbaglio in fatto di 'fiuto' musicale. Quando 'annuso' una band e la indico come prossima grande scoperta del panorama metal ci prendo. Lo stesso è avvenuto con Infected Rain. Questi ragazzi provenienti dalla Moldavia, piccolo paese dell'est Europa. Formati nel 2008 si distinguono subito per la presenza di una cantante che non passa inosservata. Nel 2014 rilasciarono il loro secondo album, Embrace Eternity, con il quale gettarono le basi per ciò che oggi, nel 2017, abbiamo tra le mani, questo '86', album autentico capolavoro che si contraddistingue per maturità, dinamismo e perfetta amalgama musicale degli elementi metal con i quali IR sanno giocare in maniera pregevole.
Mold primo brano ci presenta il nuovo lavoro discografico con una doppia cassa ed un mood furioso, tessitura ritmica complessa prendendo esempio da insegnamenti chitarristici di bands quali Slipknot e Korn. Questi sono i territori sonori su cui si muove la band. Al loro arco però i ragazzi hanno varietà sonora, strumentale ( elementi sonori elettronici che si amalgamano con lo scheletro delle canzoni) e vocale. In effetti è inutile girarci tanto intorno, ciò che fa la differenza con altre bands è il mostruoso lavoro vocale della singer Lena. Capace di passare da screams stremi e growling per approdare a passaggi melodici, frutto di duro lavoro per migliorare queste qualità che riesce a mantenere inalterate anche in sede live.
You think you're so different
But you are playing by their rules
You think you're so special
But you are the one to lose

Serendipity ne è un buon esempio, canzone che per ritmica potrebbe essere stata scritta dalla sezione ritmica degli ultimi Korn, si differenzia dai colleghi per la dinamicità melodica del ritornello, accoppiata vincente di strumentisti capaci di variare in uno stesso brano molti ritmi e un vocal poliedrico.
Freaky Carnival non si esenta da questo trademark. Cambi di ritmo che intersecano melodie. La parola d'ordine di questo intero capitolo discografico sembra essere dinamicità. Tutto fila liscio, puro e riuscito! In questo brano i ragazzi sono riusciti a fare con l'elettronica quello che altri artisti hanno provato e fallito. Melodia, ritmica serrata e fantasia.
Endless Stairs risulta uno dei brani che ritengo da dieci e lode. Sergey e Vidick alle chitarre mostrano un'intesa esecutiva ormai molto affiatata mentre Vova al basso e Eugene alla batteria creano un tappeto sonoro così solido da poter reggere le fondamenta di un palazzo.
Orphan Soul è un brano che stà velocemente riscontrando i favori di tutti i fans diventando uno dei brani più richiesti. Come di consuetudine, dalla prima nota all'ultima di questo lavoro la band riesce a creare un'altra perla musicale. Capace di variare di umore al suo interno, questo brano è catchy e introspettivo. Sognante, evocativa, la sua parte più profonda. Cause I can fly with no wings .
Fool the gravity è uno tra i brani che furono presentati, se ben ricordo, già nel 2016 con un bel video a supporto. E proprio della parte visiva, di quest'altra grande arte, gli IR fanno buon uso, ben sapendo che nel 2017 occhio e orecchio vanno a braccetto. Lena è un'artista visuale incredibile, attraverso questo aspetto completa in maniera sublime la parte musicale. Ogni dettaglio, come nella musica, non è lasciato al caso ma curato minuziosamente attingendo nel mondo folle, visionario, determinato di un'artista a 360 gradi. Come la sua voce, anche l' aspetto e ciò che attraverso di esso vuole trasmettere veste di diversi strati. Grazie a ciò possiamo trovarci difronte la follia creativa di Tim Burton, la femminiltà ancestrale di una dea madre, la strega / guaritrice in essa racchiusa. Colore, fantasia, ombre, determinazione.
Intoxicating è un brano stupendo, spezza un po' il ritmo al momento giusto con un ritmo pachidermico giusto prima di risalire la montagna con altri due brani furiosi  come Somking Lies prima e Peculiar Kind of Sanity dopo.
Queen of the candy world regala un passo vocale ancora differente, qui si inserisce al tessuto estremo / melodico un passaggio molto vicino al classico clean vocals di Lacuna Coil.
My Home chiude gloriosamente come un guerriero nella sua ultima battaglia, non abbassando la guardia e schiacciando i nemici.
Dopo tanti paragoni, che spesso vengono dati per indirizzare un concetto musicale in un canale ben preciso, in modo che un richiamo possa dare più nitidezza al posto in cui ci si ritrova ascoltando un brano musicale, tengo in particolar modo a chiarire che IR attingono a suoni e strutture metal attuali ma vivono, creano e suonano esclusivamente in maniera pura, come un diamante brillano di luce propria.
Ritorno volentieri ad un concetto già espresso per concludere questa breve recensione, quando tutto fila liscio, quando tutto è ben rodato si ottiene qualcosa di speciale. Gli IR del 2017 ci regalano musica di grande qualità. Duro lavoro, passione e genio. Bravi.




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giovedì 7 aprile 2016

OVERUNIT MACHINE - Aldaraja



Ci sono bands che lottano per aver visibilità, ci sono bands che si arrendono poiché i bastoni tra le ruote sono talmente tanti che anche la passione per la musica non ce la fa, viene annientata. Poi ci sono bands come gli Overunit Machine che nonostante le tante battaglie per fare uscire questo album non hanno mai mollato e anzi hanno alimentato con questa benzina malefica la loro musica. Il risultato? Un album che lascia, quantomeno il sottoscritto, a bocca aperta. Puoi aspettarti un buon lavoro, sai che i musicisti in questione hanno abbastanza esperienza nel settore musicale estremo da partorire un lavoro buono, ma non mi aspettavo cotanta eccellenza. Se dovessi trovare un termine che racchiuda questo lotto di canzoni sarebbe senza dubbio DINAMICITA'. Sono sempre stato contrario a fare grossi paragoni con altre bands, magari famose del circuito metal, ma qui dentro posso sentire così tante influenze (ottime per altro) da unire molti anni di storia del metal oltreoceano e non solo. Modernità, idee innovative, melodia, catchy, riffs heavy, MAI scontati. Mi avete realmente sorpreso. Demian, Zimon, Alessandro, Andrea e Slippy cinque elementi con tante, tante ottime capacità compositive, esecutive e concreti.

Torn apart è un moderno pezzo di metal tagliente, la meccanicità di base made in Fear Factory supportata da una base synth eccelsa sorregge un cantato che si eleva sopra la media, veloce nei passaggi, ricami strumentali e cadenze millimetriche.
Aldaraja entra ipnoticamente (posso dire che il cantato mi ha portato alla mente i luoghi frequentati dalla band A Perfect Circle?) e cresce tra passaggi riflessivi e discese mozzafiato con un alternarsi da ottovolante. Magistrale.
Wargod è nu metal, fa schifo a qualcuno dire nu metal? A me no se con questo termine si porta alla mente una struttura chitarristica e dinamica alla Wayne Static che non si accontenta però di essere se stesso ma si imbastardisce con la melodia insita negli Overunit Machine.
Evolve and rise poteva essere un momento di respiro all'interno dell'album, quei brani che vengono usati come riempitivi, così li definisco, quando le bands non hanno abbastanza buone songs...invece proprio qui dal ritornello in avanti trovo tante di quelle chicche sonore da farlo diventare uno dei brani più riusciti. Meraviglioso, un brano orgoglioso e ricco di soluzioni differenti, una sorpresa dopo l'altra, un crescere continuo.TOP.
Fade away introdotta in latino, un canto delicato e profondo, un fluire tenebroso. Il medioevo incontra il futuro, i tamburi meccanici sostituiscono il passato e il brano sfocia nella sua ampiezza metallica. Sbalordito, comincio a pensare che quest'album sia privo di pecche. Sino ad ora non riesco a trovare un difetto, non riesco proprio a non farmi piacere qualcosa. Quasi impossibile tanto sono pretenzioso in ambito metal. Invece...
Shining scars spacca! Spacca con il suo ritmo marziale, dal vivo questa song deve veramente fare un casino pazzesco! Se alterni la cadenza iniziale al refrain e riparti non puoi che ottenere macello sotto il palco! Brano da muovere la capoccia, assolo di chitarra che merita una menzione particolare.
Unholy messiah segue e forse batte chi la precedeva in termini di meccanismi oliati a dovere, sembra di parlare del motore di una futuristica automobile, la quale benché perfettamente moderna esternamente, possiede un cuore/motore sporco e colante olio, anima umana incorporata in un corpo versione 2.0
Second chance parte più Street, sbarazzina nella sua cattiveria basale con un tempo in levare da urlo. Bisogna veramente riconoscere a questi ragazzi di saper suonare, in gruppo in primis, in maniera eccelsa e perfettamente amalgamata, in seconda battuta applaudire la conoscenza di ogni strumento che suonano, voce compresa.
Inhale moderna ed elettronica più degli altri brani, parte e ancora una volta mi chiedo se sarà il passo fals che non giunge. Ancora mi chiedo come possano aver fatto un album così ricco di riffs mai banali, di songs così complicate, intricate e leggere, sgravate da molta ciccia inutile ma così complete e dinamiche. Inhale a metà sorprende ancora con un cambio di tempo che fanculo! mi fa ancora esaltare di più.
Hyperception sembra più contemplativa nella sua struttura e si lascia assaporare sino al termine che purtroppo segna anche la fine di questo ottimo viaggio sonoro. Sono felicemente sorpreso e esaltato, contento per questa band, per questi ragazzi che come me sono anni che stanno dentro questo genere musicale, veri musicisti, veri amanti della scena metal! horns up guys! E chi ha mixato questo album? signori e signore mister Logan Mader alla consolle! tanta roba mi và di dire.
Mi fa piacere spendere qualche bella parola per lo stupendo artwork dell'intero lavoro.
Però sono tignoso e se proprio andiamo a ben vedere una piccola pecca nell'album l'ho trovata. Non nella musica, solo una piccola dimenticanza, probabilmente neppure causa della band...nel testo riportato sul booklet, alla canzone Hyperception manca una frase del ritornello:
if you let me change your mind :) mai stato più felice di aver trovato una così piccola pecca nel complesso di un album musicale! Grandi Overunit Machine!!

contatti:
https://www.facebook.com/OverunitMachine/?fref=ts
https://www.facebook.com/simone.zimon?fref=ts
videos:
https://www.youtube.com/watch?v=4aViOKlabLU

martedì 23 febbraio 2016

PRONG - X no absolutes


Prong 2016, ovvero una band di tre elementi tra cui Tommy Victor, icona del genere hardcore/metal.
Prong 2016 un album, X NO ABSOLUTES di 12 brani più una bonus come aspettavo da ormai così tanto tempo che neppure più ci speravo, non solo in ambito Prong ma nella scena, persino troppo ampia, delle band estreme.
Ultimate autority riff su riff e pugni in faccia, cazzotti nelle orecchie. Se Cleansing fosse stato scritto in questi anni suonerebbe proprio come questa canzone. La capacità di Victor di creare un marchio di fabbrica subito riconducibile alla sua band è stato lustrato a dovere e questa canzone ne è solo il gustoso antipasto. Solos brillanti e catchy grooves.
Sense of ease la vorrebbero scrivere gli Slayer, ma non ce la fanno. Questa canzone picchia così forte che richiama per l'appunto la band estrema per eccellenza nella sua velocità di esecuzione, però è nella natura bastarda dei prong  arricchire il tutto con il proprio stile . il brano più in your face del lotto probabilmente, un vero inno thrash sparato. Finale stridulo alla Slayer dei bei tempi.
Non si molla un attimo e without words decelera solo parzialmente, alla terza song si percepisce quanto siamo su un treno in corsa, si intravede un album 'dinamico' a tutto tondo. Il ritornello mi ha addirittura riportato alla mente qualcosa degli Helmet. Ma poi che si fondessero tutti queste bands negli anni 90 era anche normale, erano i suoni 'nuovi' che si ascoltavano in giro. Sentire oggi i Prong arricchire tutta la loro esperienza di un mood nuovo/vecchio è semplicemente ciò che ogni fans auspica. Altro che pensione, Victor è più in forma e carico di idee di molti altri colleghi.
Cut and dry è una interessante canzone di attesa, spesso ho questa sensazione che non tutte le songs possono essere alla stessa altezza, ma in un grande album, tra le preferite spuntano sempre questi ottimi brani 'di transizione', quelle che introducono qualcosa che stà per arrivare di terribilmente interessante. No absolutes arriva e capisco che questo disco è un top album, che c'è stato molto lavoro dietro la sua creazione, passione ed ispirazione, colei che spesso non arriva dove potrebbe. Questa volta ci siamo, brano incredibile. Melodico. Il meglio dei prong vecchia/nuova stagione.  Ritornello da cantare e ricantare! Ottimo, superbo, irraggiungibile. Ma un album con le palle non molla il colpo ora, anzi, rincara la dose con Do nothing che scnde ancora più in profondità toccando le corde emotive del songwriting. Malinconica e epica. Da sola vale l'acquisto dell'intero lavoro. Precisa, essenziale senza fronzoli arriva dove vuole, ottimo Victor alla voce con la quale riesce ad imprimere sensazioni forse mai raggiunte prima nella sua pur lunga carriera. Belief system ottimo macigno lento che rotola, sobbalza e spacca le casse in puro NY style. Notare che l'intero lavoro è colmo di solos brillanti e mai uguali tra loro. Ogni brano è ispirato e vive di vita propria andando a formare questa lava che fuoriesce dalla sei corde, dal basso e dalla batteria (ricordare che la batteria nei prong per me ha sempre avuto una marcia in più rispetto a band analoghe).
Soul sickness riporta alla memoria qualcosa di dissonante dei vecchi lavori nella dinamicità piacevole di oggi. In spite of hindrances accelera e picchia duro ma rappresenta per me un altro di quei brani 'ponte' per ciò che arriverà. In effetti ancora una volta Prong/Victor ci sorprendono con Ice runs through my veins  che entra con un giro di basso splendido per crescere in un corpo ritornello splendido!! FREEZE! in coro. poi si parte WITH NO COMPASSION, I FEEL THE ICE THROUGH MY VEINS. Ma c'è ancora spazio per un brano velocissimo Worth pursuing dalle dinamiche Victoriane al 100%. Il suo riffing stridente tra un accordo e l'altro è sinonimo di originalità. Bravo! Per il finale ci regalano uno dei brani più belli dell'intero album, With dignity cresce ed emoziona, come una fenice orgogliosa da suoni placidi risale in vetta con impeto e dignità per l'appunto.la bonus Universal law non aggiunge o sottrae nulla ma fa semplicemente il lavoro della canzone che non 'meritava' di stare tra le elette! PRONG 2016 una garanzia! Lavoro stupendo!!


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band 2016:
Tommy Victor: guitar/vocals
Jason Christoper: bass
Art Cruz: drums